Le vere amicizie
Dagli scritti di Padre Adophe Tanquerey (1854 - 1932).
L'amicizia può essere mezzo di
santificazione o serio ostacolo alla perfezione, secondo che è
soprannaturale o naturale e sensibile. [...]
1° DELLE VERE AMICIZIE.
Ne diremo la natura e i vantaggi.
595. A) Natura. -- a) Essendo
l'amicizia una mutua comunicazione tra due persone, si specifica innanzi
tutto secondo la varietà delle comunicazioni e la qualità dei beni che
si comunicano. Il che viene molto bene spiegato da S. Francesco di
Sales: "Quanto più squisite saranno le virtù in cui comunicate, tanto
più perfetta sarà l'amicizia. Se comunicate in scienze, l'amicizia è
certamente assai lodevole; più lodevole ancora se comunicate in virtù,
nella prudenza, nella moderazione, nella fortezza, nella giustizia. Se
poi la vostra mutua comunicazione riguarda la carità, la devozione, la
perfezione cristiana, oh Dio! quanto preziosa sarà l'amicizia! Sarà
eccellente perchè viene da Dio, eccellente perchè tende a Dio,
eccellente perchè ne è vincolo Dio, eccellente perchè durerà eternamente
in Dio! Oh! che buona cosa è amare sulla terra come si ama in cielo e
imparare ad averci in questo mondo quella reciproca tenerezza che ci
avremo eternamente nell'altro!"
La vera amicizia è dunque in generale
un'intima corrispondenza tra due anime per farsi scambievolmente del
bene. Può restare semplicemente onesta, se i beni che si comunicano sono
di ordine naturale. Ma l'amicizia soprannaturale è di ordine assai
superiore. È un'intima corrispondenza tra due anime che si amano in Dio e
per Dio, a fine di scambievolmente aiutarsi a perfezionar la vita
divina che possedono. Fine ultimo ne è la gloria di Dio, fine immediato
il progresso spirituale, e Gesù il vincolo di unione tra i due amici.
Tal è il pensiero del Beato Etelredo [...] che il Lacordaire traduce
così: "Non posso più amar persona senza che l'anima prenda posto dietro
il cuore e che Gesù Cristo venga a fare il terzo in mezzo a noi".
596. b) Perciò quest'amicizia,
[invece] di essere appassionata, predominante, esclusiva come l'amicizia
sensibile, ha per doti la calma, il riserbo e la mutua confidenza. È
affetto calmo e moderato, appunto perchè fondato sull'amor di Dio ne
partecipa la virtù; onde è pure affetto costante, che va crescendo, al
rovescio dell'amore passionale che tende ad affievolirsi. Ed è
accompagnata da savio riserbo: [invece] di cercar familiarità e carezze
come l'amicizia sensibile, è piena di rispetto e di riservatezza, perchè
non desidera altro che comunicazioni spirituali. Questa riservatezza
non impedisce però la confidenza; mutuamente stimandosi e vedendo nella
persona amata un riflesso delle divine perfezioni, si prova per lei
confidenza grandissima, che è del resto reciproca; il che porta intime
comunicazioni, perchè si brama di partecipare alle soprannaturali doti
dell'amico. Si comunicano quindi i pensieri, i disegni, i desideri di
perfezione. E bramando di scambievolmente perfezionarsi, non si peritano
di avvertirsi dei difetti e di aiutarsi a correggerli. La mutua
confidenza che regna tra i due amici impedisce all'amicizia di diventare
inquieta, affannosa, esclusiva; non si ha per male che l'amico abbia
altri amici, anzi se ne gode pel bene suo e per quello del prossimo.
597. B) È chiaro che tale amicizia
presenta grandi vantaggi. a) La S. Scrittura ne fa frequenti elogi: "Un
amico fedele è tetto robusto, e chi lo trova ha trovato un tesoro...
l'amico fedele è balsamo vitale [...]. Nostro Signore ce ne diede
l'esempio nell'amicizia che ebbe per Giovanni, il quale era conosciuto
per "l'amato da Gesù, quem diligebat Jesus". S. Paolo ha amici a cui
porta profondo affetto; soffre della loro assenza e la sua più dolce
consolazione è di rivederli; così è inconsolabile perchè non trova Tito
al luogo convenuto [...]; si rallegra appena lo ritrova [...]. Si vede
pure quale affetto nutriva per Timoteo e quanto bene gli faceva la sua
presenza e che aiuto gli dava a farne anche agli altri; lo chiama quindi
suo collaboratore, suo figlio, suo carissimo figlio, suo fratello
[...].
Anche l'antichità cristiana ci porge
illustri esempi di amicizia: uno dei più celebri è quello di S. Basilio e
di S. Gregorio Nazianzeno.
598. b) Da questi esempi si deducono
tre ragioni a mostrare quanto utile sia l'amicizia cristiana,
specialmente per il sacerdote di ministero.
1) Un amico è una tutela rispetto alla
virtù, protectio fortis. Noi sentiamo il bisogno d'aprire il cuore a un
intimo confidente; il direttore risponde talora a questo bisogno, ma non
sempre: la sua amicizia paterna è diversa dall'amicizia fraterna che
cerchiamo noi. Abbiamo bisogno d'un nostro pari con cui poter discorrere
con tutta libertà. Se non lo troviamo, correremo pericolo di far
confidenze biasimevoli a persone che non sempre riusciranno innocue per
noi e per loro.
2) È pure un intimo consigliere a cui
apriamo volontieri i dubbi e le difficoltà e che ci aiuta a risolverli; è
un monitore savio e affettuoso, che, vedendoci all'opera e sapendo ciò
che si dice di noi, ci dirà la verità, facendoci così schivar talora
molte imprudenze.
3) È finalmente un consolatore, che
ascolterà amorevolmente il racconto delle nostre pene, e troverà nel suo
cuore le parole necessarie per addolcirle e confortarci.
599. Si può chiedere se queste
amicizie siano da approvarsi nelle comunità, potendosi infatti temere
che portino danno all'affetto che deve unire tutti i membri e che
generino gelosie. Bisogna certamente badare che tali amicizie non
rechino nocumento alla carità comune, e che siano non solo
soprannaturali ma tenute entro i giusti limiti fissati dai superiori.
Con queste riserve, anche coteste amicizie hanno i loro vantaggi, perchè
i religiosi hanno essi pure bisogno d'un consigliere, d'un consolatore e
d'un monitore che sia insieme un amico. Tuttavia anche nelle comunità,
anzi più che altrove, bisogna premurosamente evitare tutto ciò che può
aver colore di falsa amicizia.
[Brano tratto da “Compendio di Teologia Ascetica e Mistica”, di Padre
Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo Trucco e Can.co Luigi
Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur Sarzanæ, die 18
Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co., 1928]
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